Descrizione Progetto

TUMORI CEREBRALI PEDIATRICI

Cosa sono i tumori cerebrali pediatrici

I Tumori Cerebrali dei bambini sono un gruppo molto eterogeneo di malattie, diversi rispetto a quelli degli adulti e molto più rari, per cui la diagnosi può essere difficile poiché vi sono oltre quindici tipi istologici diversi. In Italia il numero di nuovi casi all’anno è di circa 400.
Fra essi citiamo:

Il Medulloblastoma, il  più frequente e comune, che si forma nel cervelletto. A causa di alterazioni nel DNA, alcune cellule nervose sane degenerano in cellule tumorali e iniziano a moltiplicarsi in modo incontrollato.
L’incidenza è leggermente più alta tra i maschi rispetto alle femmine ed è più alta nei bambini più piccoli.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si aggira intorno al 60-70 per cento.

Gli Ependimomi. Fanno parte di un gruppo di tumori chiamati gliomi che si manifestano principalmente entro i 6 anni di vita. Nel complesso rappresentano il 10% di tutti i tumori infantili del sistema nervoso centrale.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi varia a seconda del grado dell’Ependimoma e, nei casi più favorevoli, può raggiungere il 75 per cento. Le ricadute oltre i 5 anni non sono rare.

Entrambi spesso si manifestano con sintomi da ipertensione endocranica (cefalea, vomito, instabilità della deambulazione, etc).

Il Medulloblastoma, il  più frequente e comune, che si forma nel cervelletto. A causa di alterazioni nel DNA, alcune cellule nervose sane degenerano in cellule tumorali e iniziano a moltiplicarsi in modo incontrollato.
L’incidenza è leggermente più alta tra i maschi rispetto alle femmine ed è più alta nei bambini più piccoli.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si aggira intorno al 60-70 per cento.

Gli Ependimomi. Fanno parte di un gruppo di tumori chiamati gliomi che si manifestano principalmente entro i 6 anni di vita. Nel complesso rappresentano il 10% di tutti i tumori infantili del sistema nervoso centrale.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi varia a seconda del grado dell’Ependimoma e, nei casi più favorevoli, può raggiungere il 75 per cento. Le ricadute oltre i 5 anni non sono rare.

Entrambi spesso si manifestano con sintomi da ipertensione endocranica (cefalea, vomito, instabilità della deambulazione, etc).

La diagnosi

Per definire la cura migliore, oltre alla diagnosi clinica occorrono indagini radiologiche, che usano tecniche d’immagine inoffensive e molto mirate, come la Tomografia Assiale Computerizzata e la Risonanza Magnetica Nucleare.

Le cure

Le cure sono sempre multidisciplinari e prevedono una stretta collaborazione, una reciproca conoscenza, fiducia e un mutuo rispetto delle competenze di neurochirurgo, patologo, oncologo, radioterapista, radiologo e di tutte le altre figure che, in misura e in epoche diverse, parteciperanno a determinare diagnosi, cura, guarigione del piccolo paziente e assistenza mirata dopo le terapie.

Esse sono: neurologo, fisiatra, oculista, otorino, assistente sociale, neuropsichiatra, psicologo, endocrinologo, ortopedico.

La natura dei tumori cerebrali (alcuni più maligni di altri) e la possibilità o meno di asportarli totalmente hanno un grosso ruolo nelle speranze di guarigione. A volte ciò non è possibile, per cui si prevedono cure successive e integrate con radioterapia e talvolta la chemioterapia.

Grazie alla ricerca biologica e clinica e all’uso di protocolli di cure cooperativi nazionali e internazionali sempre più efficaci la probabilità di guarigione è passata da un 40% degli anni 70 ad oltre l’80% degli anni 2020.

I controlli e la riabilitazione

La fine delle cure non coincide con la fine del “prendersi cura” del paziente, perché i bambini affetti da neoplasie cerebrali hanno bisogno di ritornare nel loro contesto sociale e scolastico al meglio delle loro capacità.

Per questo, già dalla diagnosi, è importante stabilire un percorso riabilitativo che integri le competenze e funzionalità del bambino che possono essere state perse per l’effetto del tumore o della chirurgia e, in seguito, di tutti i passaggi terapeutici previsti.